Il progetto di allestimento della mostra, pensata e voluta all’interno di uno dei frammenti emblematici del paesaggio industriale delle vallate biellesi, l’ottocentesco lanificio Trombetta oggi sede di Cittadellarte, nasce da un’operazione di sintesi della moltitudine di riferimenti autobiografici di ciascun progettista, che corrono dalla casa studio di John Soane in Lincoln’s Inn Fields al Vittoriale degli Italiani, dagli allestimenti di Giuseppe Pagano per le Triennali di Milano al Monumento commemorativo dell’Olocausto di Peter Eisenman; tutti stimoli difficili da tradurre e che si è cercato di governare traendo spunto dai caratteri e dalle forme inaspettatamente astratte ed essenziali della struttura che accoglie l’esposizione, dall’idea di paesaggi piemontesi costituitesi per frammenti che la mostra vuole rappresentare e dall’insegnamento dei maestri Gabetti e Isola, che ci hanno accompagnato, anche se solo idealmente, in questa avventura progettuale.
Le architetture e i frammenti di Piemonte sono combinati liberamente attraverso cinque «finestre» che li accostano in modo inusuale e forse un po’ ardito, secondo soggettive chiavi di lettura. Ma le «finestre», non sono che alcune delle possibili inquadrature scelte dallo sguardo dei curatori su questo «intricato» paesaggio, che si può anche e fin da subito osservare in modo personale, facendo uso di una sorta di «grandangolo», scandagliare poi con uno «zoom», scoprendo alcuni degli infiniti legami tra i frammenti, per tornare ad apprezzarlo, infine, con nuove «ottiche», nel suo insieme.
La bianca manica scandita da colonne di pietra grigia unite da possenti profilati metallici, la scatola muraria tagliata in modo regolare da finestre che aprono la vista alla città e alla collina – conferendo una luminosità ovattata all’ambiente – e il soffitto, segnato trasversalmente dalle putrelle in ferro, hanno suggerito un allestimento capace di far cogliere la sala unica nella sua interezza e perciò costituito da elementi bassi, posizionati secondo una regola dettata dalle peculiarità dell’involucro; regola a volte volutamente infranta come nel caso del grande volume ruotato che accoglie i Paesaggi critici.
L’allestimento allora è costituito da essenziali parallelepipedi standardizzati realizzati in MDF colorato in pasta che conferisce ai volumi un certo senso di misurata trascuratezza che è propria dello spazio industriale. Questi elementi, che costituiscono il supporto degli oggetti esposti – dimensionati con proporzioni corbuseriane, di altezze variabili, di colori diversi uno per ciascuna sezione –, sono adagiati a terra in modo da originare una sorta di «orografia», anch’essa generata per frammenti. Il visitatore prova la sensazione di trovarsi all’inizio di un viaggio per una meta «oscura», forse perché ancora non completamente svelata, viaggio che potrà intraprendere secondo le tappe suggerite o seguendo personali percorsi scelti tra gli infiniti possibili.
F. Carpano, Progetto di allestimento della mostra in C. Piva (a cura di), Paesaggi Piemontesi. Gabetti & Isola + Isolarchitetti + 9 architetture “minori“, catalogo della mostra, Aión edizioni, Firenze 2008